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CENTRO STUDI Forepsy ci fornisce un esempio su come la scuola Italiana possa prendere esempio da quella americana, più avanti di noi per la Plusdotazione.
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Ecco il testo

di Anna La ProvaGiorgia De Fabritiis, Cinzia Schiappa e Jennifer Virone
Quando parliamo di plusdotazione ci riferiamo ad una condizione per cui un bambino presenta capacità intellettive superiori a quelle che riportano la maggior parte dei bambini della sua età. Questa condizione in genere può rendersi più o meno evidente nei bambini in età scolare.
Le energie di tali talenti, infatti, non sempre vengono adeguatamente riconosciute e al meglio utilizzate, restando più spesso in sordina. Come viene giustamente sollecitato nell’ambito del progetto “E.T. Education to Talent” della regione Veneto, è bene invece dedicarvisi al pari di come ci si dedica ai bisogni educativi speciali, poiché i bambini ad alto potenziale cognitivo chiedono all’insegnante di adattare la propria didattica, così come i bambini che hanno difficoltà nell’apprendimento o altre tipologie di problemi.
Ciò comporta sicuramente un’ulteriore sfida per gli insegnanti, i quali sono chiamati ad adottare misure specifiche che consentano di ampliare la didattica. Tuttavia, la diversità in generale, e il talento in particolare, possono costituire anche una vera e propria risorsa per la classe, che l’insegnante potrebbe utilizzare al fine di un arricchimento per tutti.
Consapevoli che ciascun alunno, nel ruolo di discente, presenta una sua unicità e lungi dalla volontà di eccessivi etichettamenti, riconoscere che l’alunno plusdotato presenta un bisogno educativo speciale, è piuttosto favorire la costruzione di contesti accoglienti, in grado di rilevare le risorse presenti ed attuare utili strategie che favoriscano lo sviluppo e ostacolino gli esiti più nefasti. Ad esempio, non di rado lo straordinario sviluppo cognitivo è associato ad una misura meno adeguata, se non addirittura tarda, delle abilità emotive, sociali o psicomotorie. Da tali disarmonie potrebbero originare difficoltà di adattamento, da cui a loro volta potrebbero scaturire disagi più importanti, evitabili con un’accurata prevenzione.
A partire da tali riflessioni, ci chiediamo: quali chiavi di lettura possono essere date alla scuola perchè possa essere sostenuta nel riuscire a potenziare il talento,  dato che  spesso è proprio a scuola che  i bambini gifted sperimentano le prime difficoltà?
Partendo dal presupposto che per poter parlare di plusdotazione è necessario che venga effettuata una specifica valutazione clinica, a cura di personale esperto, è possibile comunque riconoscere alcune caratteristiche tipiche, nei bambini plusdotati, che si presentano con una certa ricorrenza, anche se non in tutti. Possiamo riassumere tali caratteristiche, raggruppandole in alcune aree tematiche che ci aiutano a capire quali sono i tratti a cui prestare attenzione in classe.
La curiosità. Il gifted student fa molte domande, ha molti interessi, è motivato a provare cose nuove e si coinvolge con piacere in una grande varietà di attività. Ha un gran numero di conoscenze e una buona memoria. Allo stesso tempo esce facilmente “fuori tema” o “deraglia” rispetto al compito che gli si chiede ed è impaziente quando non è interpellato.
L’apprendimento. Impara e ricorda velocemente nuove informazioni e acquisisce precocemente, da autodidatta, abilità connesse alla lettura e alla scrittura; dimostra spesso forti abilità in matematica. Ottiene risultati accademici insoliti, tuttavia si annoia facilmente e può diventare distruttivo in classe, mostrando resistenza nei confronti delle attività ripetitive e mnemoniche, soprattutto se esulano dai suoi interessi. E’ veloce nel terminare i compiti, ma li fa con trascuratezza.
L’indipendenza. Pensa in modo autonomo e esprime opinioni uniche ed originali; ha inoltre un buon senso di autoefficacia ed è indipendente, ma sfida l’autorità, non accetta le critiche e non ama lavorare in gruppo
Il ragionamento. Possiede elevate abilità di ragionamento (analisi, sintesi, valutazione), fa connessioni che altri studenti non vedono, considera anche approcci inusuali per risolvere i problemi e ha l’abilità di assorbire concetti astratti, organizzarli efficientemente e utilizzarli in modo appropriato, mentre tende ad essere poco interessato ai dettagli pratici.
L’etica e la moralità. Ha un grande senso della giustizia e ama fare dibattiti su questioni attuali e su problemi di vita reale, ma può essere molto critico con sé stesso e con gli altri. Ama discutere ed è un perfezionista, per cui si aspetta che anche gli altri siano perfetti.
L’humor. Ha un senso dell’umorismo sofisticato, capisce le battute sottili e lo divertono le satire e i giochi di parole, ma esagera facilmente con gli scherzi e ha la tendenza a diventare il “clown” della classe.
La sensibilità. E’ sensibile e creativo, mostra abilità in recitazione, arte, musica, linguistica, ma a volte è percepito come saccente dai pari e prepotente in situazioni di gruppo.
Dopo il riconoscimento, esistono alcune strategie che  gli insegnanti  possono mettere in atto, per far sì che il bambino gifted, usi le sue abilità al massimo delle potenzialità, incontrando un ambiente in classe in grado di soddisfare anche i suoi bisogni.
Vediamo un po’ piu nel dettaglio, come è possibile potenziare la didattica in presenza di un bambino plusdotato, a partire da alcune strategie d’insegnamento mutuate dalla psicologia cognitiva americana:
Individuare un mentore, una figura cioè che abbia la volontà di lavorare con lo studente su una specifica area di interesse. Non serve un esperto, ma un facilitatore che fornisca degli input affinché lo studente trovi poi le informazioni in autonomia. Si possono coinvolgere i genitori degli studenti, ma anche gli insegnanti, o le organizzazioni locali.
Pianificare attività di arricchimento verticale, vale a dire pensare materiali educativi specifici, incarichi o progetti che vadano oltre le tradizionali lezioni, che implementino le abilità di ragionamento e di problem solving. Questa attività può assumere la forma di una progettazione indipendente: si può consentire al ragazzo di esplorare una specifica area di interesse legata all’argomento studiato, impiegando magari quel tempo extra di cui dispone ogni qual volta termina con largo anticipo rispetto alla classe un compito assegnato.
Lavorare con la Tassonomia di Bloom, ovvero un modello di apprendimento utilizzato soprattutto dalla psicologia statunitense in ambito educativo, caratterizzato da 6 livelli di apprendimento che progrediscono dal più elementare al più complesso (conoscenza, comprensione, applicazione, analisi, sintesi e valutazione). Gli insegnanti potrebbero pianificare delle attività in grado di far sperimentare agli studenti più talentuosi gli ultimi tre livelli: analisi, sintesi e valutazione. Per quanto riguarda l’analisi, essa può essere raggiunta chiedendo agli studenti di paragonare, investigare, classificare, esaminare e risolvere, attraverso report, pianificazioni, soluzioni di misteri, interviste. Il livello di sintesi prevede attività legate al creare, sviluppare, inventare e comporre e può essere raggiunto suggerendo agli studenti di creare una storia originale, un gioco, una composizione musicale, un’opera d’arte, fare ipotesi o esperimenti. L’ultimo e più complesso livello concerne la valutazione, nella quale rientrano competenze come la capacità di scegliere, giudicare, criticare, ad esempio attraverso la recensione di un libro, un dibattito di attualità, un’autovalutazione, una riflessione su un procedimento giudiziario.
E’ utile inoltre fare riferimento alla teoria delle intelligenze multiple,secondo la quale tutte le persone, in misura diversa, possiedono almeno sette tipi di intelligenza (linguistica, logico-matematica, visuo-spaziale, motorio-cinestetica, musicale, interpersonale e intrapersonale). Applicare questa teoria in una classe aiuta a pianificare attività che stimolino ogni studente in una o più aree specifiche.
Dare compiti equilbrati, proponendo l’esplorazione dello stesso materiale per tutta la classe e personalizzando poi le richieste in base alle abilità individuali di ciascuno. Questa strategia può essere applicata anche durante le prove di valutazione e, in riferimento alla Tassonomia di Bloom, nel caso di plusdotati è possibile includere richieste riferite ad un livello d’apprendimento superiore.
Coinvolgere gli studenti plusdotati e particolarmente talentuosi in competizioni accademiche, come ad esempio test di cultura generale, consentendo loro di esprimere le capacità di leadership ma allo stesso tempo di confrontarsi con le dinamiche di gruppo.
Gruppi didattici. Ci si riferisce alla possibilità di istituire dei gruppi flessibili, differenziati per curriculum didattico e istruzioni, dai quali entrare e uscire a seconda delle esigenze. Diversi studi mostrano in effetti come il raggiungimento degli obiettivi sia velocizzato e facilitato quando studenti ad alto potenziale vengono messi a confronto tra loro, incidendo anche positivamente sulla capacità di socializzazione.
Apprendimento Cooperativo. Questa metodologia didattica si è rivelata particolarmente utile nel valorizzare ciascuna individualità: sia chi ha difficoltà che chi presenta potenzialità intellettive superiori alla media. Il principio cardine, infatti, è l’organizzazione di attività didattiche a piccoli gruppi, che prevedono una distribuzione di ruoli e compiti complementari, in base alle potenzialità personali di ciascuno.
Le strategie proposte finora possono essere utilizzate dagli insegnanti come punti di partenza per costruire una didattica efficace e non esauriscono la possibilità di sperimentare altre modalità. E’ importante infatti che il docente utilizzi e metta in pratica questi spunti in modo creativo e personale, adattando la didattica non solo alle esigenze del gruppo classe, ma anche al suo stile di insegnamento. Del resto, non è possibile sottolineare le differenze di apprendimento trascurando quelle d’insegnamento, valorizzare le peculiarità di ciascun alunno eliminando quelle degli insegnanti."

Ecco, prendere esempio e fare di quell'esempio il modo di operare nelle scuole nei confronti degli alunni secondo anche il loro modo di pensare, ragionare e imparare... 

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